Mettete una buona dose di Star Trek. Aggiungeteci le scene d’azione di Star Wars. Non dimenticate una spruzzatina di riferimenti ad altri mondi della fantascienza. Mescolate il tutto… ed avrete The Orville: New Horizons, la terza stagione dello show creato, scritto e diretto (per lo più) e recitato da Seth MacFarlane.
Approdata su Disney+, la terza stagione della serie è salita ancor più di livello, deliziando i suoi fan (e quelli del franchise di Star Trek, a cui si ispira), con i suoi 10 episodi. Ecco la recensione di The Orville 3.
La trama di The Orville: New Horizons
La serie è ambientata nel 25° secolo e segue le avventure del Capitano Ed Mercer e del suo equipaggio a bordo della USS Orville. Nel cast, oltre allo stesso Seth MacFarlane nei panni del capitano Ed, troviamo Adrianne Palicki, Penny Johnson Jerald, Scott Grimes, Peter Macon, J. Lee, Mark Jackson, Jessica Szohr e la new entry Anne Winters.
Lo streaming su Disney+
Prima di addentrarci sulla recensione di The Orville 3, è doveroso aprire una piccola parentesi sulla pubblicazione in streaming della terza stagione della serie. The Orville: New Horizons è stata trasmessa in Italia su Disney+ (dove sono disponibili anche le stagioni precedenti) con il rilascio settimanale dei 10 episodi.
E’ vero che l’approdare su una piattaforma di streaming prestigiosa ed imponente come quella del papà di Topolino ha i suoi vantaggi, soprattutto in termini di visibilità. Ma c’è da dire che questi vantaggi si disperdono inevitabilmente se poi non ci dimostra impeccabili nel servizio offerto. Si pensi, ad esempio, allo scarso interesse della società americana nel pubblicizzare un prodotto nel suo stesso catalogo… Oppure alla superficialità con cui sono stati presentati i vari episodi: il riferimento è ai testi delle sinossi che accompagnano le dieci puntate, nei quali “The Orville” (che come ben sappiamo è il nome della nave stellare) viene rovinosamente e goffamente tradotta in “Gli Orville”. Come se si trattasse delle avventure di una famiglia tipo “I Simpson” o “I Flinstones”!
E per finire, ha pesato molto anche la mancata puntualità nel proporre agli utenti della piattaforma la versione audio in Italiano. Se la traduzione è arrivata più o meno subito solo per alcuni episodi, per altri l’attesa è diventata anche plurisettimanale… Il tutto senza mai una precisa comunicazione in merito da parte dell’ufficio di comunicazione italiano. Peccato, perché per la serie di Seth MacFarlane lo sbarco su Disney+ avrebbe meritato una considerazione sicuramente maggiore.
Recensione di The Orville 3
Cosa ci è piaciuto di più…
Ed eccoci, finalmente, alla vera e propria recensione di The Orville 3.
Un po’ (anzi tanto) Star Trek!
- Rispetto alle precedenti stagioni, “New Horizons” si dimostra sicuramente la più matura e centrata su quello che vuole essere: una vera e propria serie di fantascienza. Seth ormai abbandona del tutto la demenzialità della prima stagione (ma non l’ironia, si badi bene), che l’aveva proposta per lo più come una “parodia” delle serie di Star Trek cui si ispirava. E nella terza stagione The Orville ci mostra davvero nuovi orizzonti anche in termini di approfondimento dei personaggi, di trattazione di alcune tematiche di attualità e delle prese di posizione dell’autore su alcune di esse.
- Gli estremismi in politica e la deriva populista; il tema dell’identità sessuale e la questione di genere; quello dell’aborto… Sono solo alcuni dei temi in cui Seth Mac Farlane “la tocca piano” (in senso ironico, ovviamente) esponendo il suo preciso punto di vista su queste tematiche di estrema attualità. E lo fa, come nella tradizione della buona fantascienza, trasponendole nel suo mondo immaginario e nelle relazioni tra le diverse razze aliene che interagiscono tra loro. Con questa serie si respira davvero tanto di quel Star Trek che fu, specie ripensando alla serie originale e gli spin-off successivi.
- Si pensi poi all’ultimo episodio, che ci regala una narrazione per una volta senza problematiche esterne da risolvere, scene d’azione e guerre. “Futuro incerto” corre su un doppio binario: da un lato offre un bellissimo racconto di vita dell’equipaggio, alle prese con la rappresentazioni delle tradizioni di diverse culture; dall’altro ci presenta un’interessante contrapposizione tra la realtà che viviamo noi ora e quella utopistica tipica del futuro. Proprio quel futuro idealizzato da Gene Roddenberry in Star Trek e che McFarlane ha recuperato in toto per questa sua creatura.
Un po’ Star Wars
- Un po’, anzi tanto Roddenberry, dicevamo, ma anche un po’ George Lucas. Perché MacFarlane, in questa terza stagione di The Orville, non disdegna le scene di azione e delle battaglie in stile Star Wars. Il dinamismo e la tensione si alternano alla perfezione alla staticità dei tanti momenti parlati.
Infine, un plauso merita la confezione del prodotto finito che viene presentato allo spettatore. Nel suo complesso la recitazione del cast è avvincente e coinvolgente, così come la regia (prevalentemente in mano al sapiente John Cassar, già regista e produttore di 24, oltre che allo stesso MacFarlane). Gli effetti speciali, poi, regalano alla televisione un prodotto di altissima qualità che una volta era prerogativa solo di quei film che avevano una particolare resa con il grande schermo del cinema.
…e cosa ci è piaciuto di meno
Complessivamente la terza stagione di The Orville ha deliziato il nostro palato. Per cui quando si ha una impressione così positiva riesce anche difficile trovare qualche aspetto negativo.
Ripensando, però, a qualche passaggio a vuoto nei dieci episodi, sicuramente quello che ci ha lasciati con maggiori perplessità è il secondo episodio. Trattasi di “Regni invisibili”, scritto da Brannon Braga e André Bormanis, i quali si concedono una puntatina nei B-movies di genere horror. L’episodio, seppur girato bene e inquietante al punto giusto, resta però completamente scollegato da tutto l’impianto narrativo nel quale è costruita la terza stagione. E’ una sorta di pesce fuor d’acqua che tra l’altro richiama alla memoria un altro episodio scritto dallo stesso Braga, per la settima stagione di Star Trek: The Next Generation, “Genesi”.
La gallery di “Futuro incerto” (finale di stagione)
In conclusione
Una cosa è certa: i livelli di narrazione, recitazione, effetti visivi e empatia (tra i personaggi e tra questi e lo spettatore) sono talmente elevati in New Horizons che The Orville meriterebbe sicuramente un seguito. Sebbene il “futuro incerto” di cui si parla nel finale di stagione possa essere visto anche come un chiaro riferimento anche alle sorti di questa serie. Ma non dare un seguito a quanto visto sinora sarebbe davvero un peccato. Anche perché la serie di MacFarlane è come il buon vino: è migliorata con il trascorrere delle stagioni. Ed ora sarebbe davvero pronta per affrontare tante altre avventure.
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