Star Trek: Discovery 409, la recensione dell'episodio "Rubicon"

Star Trek: Discovery 409, la recensione dell’episodio “Rubicon”

Il braccio di ferro tra un primo contatto pacifico e una reazione bellica a quanto precedentemente subito prende una svolta definitiva, senza ritorno. “Il dado è tratto” come disse Cesare quando oltrepassò il Rubicone.

Prendere una decisione importante, irrevocabile, definitiva, operando una scelta senza ritorno. Questo significa “passare il Rubicone”. Ed è ciò che riassume il nono capitolo della quarta stagione di Star Trek: Discovery, il cui epico titolo è proprio “Rubicon“. Come il nome del fiume che Cesare nel 49 a. C. superò il fiume dando il via alla guerra civile romana contro il Senato (“Il dado è tratto” disse in quel contesto lo stesso comandante). In Discovery, il braccio di ferro tra un primo contatto pacifico e un gesto bellico come reazione a quanto precedentemente subito prende una svolta definitiva, senza ritorno.

La serie creata da Bryan Fuller e Alex Kurtzman è disponibile sul canale Sci-Fi della nuova piattaforma streaming Pluto TV. L’appuntamento è alle ore 21,00 di ogni venerdì, in replica sempre alla stessa ora nei due giorni successivi. Ecco la recensione di Star Trek: Discovery 409, “Rubicon”.

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Star Trek Discovery 409 Anteprima “Rubicon”

Star Trek: Discovery 409, “Rubicon” – La trama (no spoiler)

In “Rubicon”, la Discovery è sulle tracce di Book (David Ayala) e Tarka (Shawn Doyle), i quali – con l’isolitio vinto al tavolo da gioco – hanno completato l’arma per distruggere l’Anomalia gravitazionale. Una volta trovati i due, il capitano Michael Burnham (Sonequa Martin-Green) decide di convincere il suo amato Book a tornare sui suoi passi e a non lanciare l’arma. Ma tra i due litiganti occorre fare i conti con il… terzo incomodo, Tarka. In questo episodio si registra il gradito ritorno nella serie del Comandante Nhan (Rachael Ancheril) del pianeta Barzan II, vista prima sull’Enterprise capitanata da Christopher Pike nella seconda stagione e poi sulla stessa USS Discovery nella terza. 

La recensione di Star Trek: Discovery 409, “Rubicon”

Scritto da Alan McElroy, con la regia di Andi Armaganian, “Rubicon” si presenta proprio come il fiume Rubicone richiamato dal titolo. Il suo, infatti è un attraversamento fugace: piccolo il fiume quanto anche la durata di questo episodio. Ma in entrambi casi il loro attraversamento cambia il corso della storia.

L’episodio ha il suo focus nella ricerca del “punto d’incontro”. E’ quello che cerca Michael con Book, nel cercare di evitare che il primo contatto con la nuova specie aliena (responsabile dell’Anomalia della Materia Oscura) sia un atto di guerra anziché di pace. Ma è anche quello che, sempre il comandante della Discovery mira ad ottenere nello scontro dialettico con Nhan, quest’ultima chiamata dall’ammiraglio Vance a supportare la Burnham nell’eventualità di prendere decisioni drastiche per fermare il suo amato Book. E, infine, è anche ciò che cerca Saru, consultandosi con il dott. Culber, medico nonché consigliere della nave stellare, sullo sviluppo della sua relazione con T’Rina, Presidente del pianeta Ni’var.

Dal punto di vista degli effetti speciali, Discovery si conferma anche in questo capitolo un film prestato alla tv. Gli effetti sono infatti a livello cinematografico e sono davvero impressionanti. Ma da soli non bastano, perché la trama principale – che pure è avvincente ed interessante – continua ad essere “annacquata” e resa poco credibile dalla stucchevole ingerenza della love story tra Michael e Book. Così anche tutti i personaggi che gravitano attorno alla coppia diventano comparse, parodie di quegli elementi che invece dovrebbero risultare forti e determinanti nei propri ruoli.

In conclusione…

La seconda metà della stagione è ripresa con la scelta della produzione di virare verso la realizzazione di meri capitoli che narrano un’unica storia. Pertanto è difficile esprimere un giudizio su “Rubicon” trattandolo come un episodio a se stante, non avendo esso un inizio e nemmeno una fine. Sarebbe come commentare un set di una partita di tennis o volley o una parte di un film, oppure un solo capitolo di un libro. Certo, vedendo però il troppo peso che viene dato alla ‘liason’ tra il capitano Burnahm e Clevand ‘Book’ Booker, ci si augura quanto meno di non dover commentare altri episodi che sembrano sempre più assomigliare terribilmente a delle puntate di Beautiful in salsa sci-fi.

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