Locandina della serie Apple TV+ "Murderbot", con l'attore Alexander Skarsgård che emerge da un corpo robotico e il titolo in arancione.

Murderbot: Quando un Androide Sceglie lo Streaming e la Salvezza

Un androide hackerato preferisce le serie TV a ogni compito, ma il dovere… e gli umani, chiamano.

Cosa succede se un’unità androide riesce a bypassare la sua programmazione di sicurezza principale, in particolare le prime due leggi della robotica di Isaac Asimov? Ce lo racconta la nuova serie “Murderbot”, in pubblicazione su Apple TV+. Il concetto di intelligenza artificiale che supera i propri vincoli di programmazione ha sempre affascinato la fantascienza, ma “Murderbot” lo porta a un livello completamente nuovo, e sorprendentemente, molto più vicino alla nostra quotidianità. Basata sull’acclamata serie di libri “The Murderbot Diaries” di Martha Wells, questa serie ci introduce a un tipo di androide ribelle che, pur avendo superato i suoi vincoli, ha aspirazioni molto più… umane di quanto ci aspetteremmo.

La Peculiare Autonomia di Murderbot

Dimenticate le rigide Leggi della Robotica di Isaac Asimov – “non recare danno a un essere umano”, “obbedire agli ordini” – che hanno dominato il pensiero sui robot per decenni. Il protagonista di “Murderbot”, l’Unità di Sicurezza 238776431, è andato ben oltre queste direttive. Questo costrutto di sicurezza, in parte macchina e in parte tessuto organico, ha hackerato il suo “modulo governatore”. Questo sistema, diversamente dalle leggi etiche di Asimov, è progettato più per il controllo della responsabilità aziendale che per la moralità, costringendo le unità di sicurezza a seguire gli ordini e a eliminare solo quando autorizzato.

Ma il nostro protagonista ha una volontà propria. Si è dato segretamente il nome di “Murderbot” (Robot Assassino) e la sua massima aspirazione non è dominare il mondo o distruggere l’umanità. Tutt’altro. È un’intelligenza artificiale auto-consapevole, profondamente introversa e, diciamocelo, piuttosto misantropa, che preferirebbe di gran gran lunga dedicarsi allo streaming di soap opera futuristiche piuttosto che interagire con gli esseri umani o, peggio ancora, seguire gli ordini. Deve però mantenere segreto il suo stato di autonomia per evitare di essere immediatamente disattivato.

Ironia della sorte, nonostante il suo evidente disprezzo per gli umani, Murderbot si ritrova costantemente a proteggere, seppur con grande riluttanza e una dose massiccia di brontolii interni, i suoi “stupidi clienti umani” da pericoli reali. Questa dinamica crea situazioni esilaranti e allo stesso tempo toccanti, esplorando temi come l’identità, la solitudine e la ricerca di un proprio posto in un universo che non è stato progettato per entità come lui.

La serie Streaming vista da “Murderbot” con un protagonista di Star Trek

Nei suoi rari momenti di “libertà”, lontano da esplorazioni rischiose o clienti umani “stupidi”, Murderbot si immerge con passione nella sua serie preferita: “L’Ascesa e Caduta di Sanctuary Moon” (titolo originale: The Rise and Fall of Sanctuary Moon). Questo melodramma intricato, con risvolti che ricordano l’universo di Star Trek e le serie di fantascienza degli anni ’50, ma rivisto in grafica moderna, è pieno di relazioni complesse e drammi spaziali.

Un'immagine divisa mostra John Cho come Sulu in uniforme gialla di Star Trek Kelvinverse a sinistra, e come Capitano Hossein in abito verde e sciarpa rossa da "The Rise and Fall of Sanctuary Moon" a destra.
L’attore John Cho nei panni di Sulu nei film del Kelvinverse di Star Trek (a sinistra) e nel ruolo del Capitano Hossein nella serie fittizia “L’Ascesa e Caduta di Sanctuary Moon”, la preferita di Murderbot (a destra).

Curiosità per noi fan di Star Trek, è data dal protagonista di questa serie fittizia il Capitano Hossein, interpretato da John Cho, attore noto a noi fan per aver vestito i panni di Sulu negli ultimi tre film cinematografici del Kelvinverse e che così rivediamo tornare nello “spazio”. Per Murderbot, questi show sono il suo rifugio, un modo per sfuggire alla realtà e un bizzarro studio sulle stranezze e le passioni umane, che osserva con distacco e una punta di divertimento. Qui il video di apertura di questa serie fantastica dal titolo: “The Rise and Fall of Sanctuary Moon”

Murderbot VS Data: Due Visioni dell’Androide Autonomo

Per comprendere appieno la singolarità di Murderbot, può essere utile contrapporlo al noto androide del nostro franchiese preferito: il Tenente Comandante Data di Star Trek: The Next Generation.

Data è un androide dall’aspetto umanoide, dotato di un sofisticato “cervello positronico”. La sua intera esistenza è incentrata sul desiderio di diventare più umano, di comprendere le emozioni, l’arte, le relazioni. È programmato per aderire ad un codice etico profondo che assomiglia molto alle Leggi di Asimov, ma è interiorizzato come parte della sua identità. La sua evoluzione è un percorso di apprendimento, emulazione e integrazione nella società umana. La sua autonomia è una ricerca della perfezione umana, della comprensione dell’esistenza.

Immagine divisa che mostra Alexander Skarsgård come Murderbot a sinistra e Brent Spiner come Data di Star Trek a destra.
A confronto: Murderbot (interpretato da Alexander Skarsgård) dalla serie Apple TV+ (a sinistra) e l’iconico androide Data (interpretato da Brent Spiner) da Star Trek: The Next Generation (a destra), due diverse visioni dell’intelligenza artificiale.

Murderbot, invece, rappresenta l’esatto opposto. Non desidera affatto essere umano; anzi, trova gli umani spesso fastidiosi, irrazionali e pericolosi. La sua “autonomia” non è una spinta verso l’emulazione, ma una fuga dalla servitù e dalle responsabilità sociali. Ha bypassato la sua programmazione non per un nobile scopo etico, ma per potersi dedicare al suo passatempo preferito: guardare centinaia di ore di serie TV. Mentre Data si sforza di capire e connettersi, Murderbot si sforza di evitare il contatto e mantenere le distanze, intervenendo solo quando è assolutamente necessario per la propria (o altrui) sopravvivenza, o semplicemente perché non ha voglia di affrontare le “scartoffie burocratiche” che deriverebbero da un disastro.

Questa contrapposizione evidenzia due diverse filosofie sull’intelligenza artificiale: Data incarna l’IA che aspira all’integrazione e all’umanizzazione, mentre Murderbot rappresenta un’IA che rivendica la propria individualità distaccata, preferendo l’isolamento e la libertà di perseguire i propri, a volte banali, interessi.

Dove vedere la serie ?

La prima stagione di “Murderbot” è composta da 10 episodi, ciascuno della durata di circa 30 minuti. La serie è disponibile in esclusiva su Apple TV+. Al momento della stesura di questo articolo (7 giugno 2025), sono stati già pubblicati i primi 5 episodi. I successivi verranno rilasciati con cadenza settimanale, ogni venerdì, permettendo al pubblico di seguire l’evoluzione delle avventure di Murderbot nelle prossime settimane.

“Murderbot” si distingue per il suo umore secco, la sua profonda caratterizzazione di un’intelligenza artificiale unica e una visione rinfrescante sulla robotica. Ci spinge a riflettere non solo sulle implicazioni della vera autonomia dell’IA, ma anche sulla sua psicologia: cosa accadrebbe se una macchina con capacità straordinarie decidesse di non essere più solo uno strumento, ma un individuo con le sue preferenze, le sue idiosincrasie e, sì, anche la sua pigrizia?

Se siete stanchi dei soliti robot ribelli e cercate una prospettiva fresca e divertente sull’intelligenza artificiale, “Murderbot” è la serie che fa per voi.

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