Abbiamo visto Avatar: La via dell’acqua, il secondo capitolo del film di fantascienza ambientato su Pandora, una delle quattordici lune di Polifemo, il gigante gassoso distante dalla nostra Terra 4,37 anni luce. Questa la recensione.
Avatar: La via dell’acqua – Il film
Avatar: La via dell’acqua, distribuito dalla 20th Century Fox, è stato diretto da James Cameron il quale è anche il produttore insieme a Jon Landau. Nel cast Zoe Saldana, Sam Worthington, Sigourney Weaver, Stephen Lang, Cliff Curtis, Joel David Moore, CCH Pounder, Edie Falco, Jemaine Clement e Kate Winslet.
Ambientato più di dieci anni dopo gli eventi del primo capitolo, il film segue la famiglia Sully in fuga dalla minaccia proveniente dal popolo dei cieli (gli umani). Jake (Sam Worthington),0 Neytiri (Zoe Saldana) e i loro figli saranno dapprima accolti dal popolo delle acque, ma presto dovranno affrontare una sanguinosa battaglia contro gli invasori.
Avatar: La via dell’acqua – Il commento
Se ne è parlato per anni, esattamente subito dopo l’uscita e il grande successo di “Avatar”. Quando usciranno i seguiti annunciati?…e via di speculazioni. Ma James Cameron, ovvero, uno dei registi più rilevanti, importanti, influenti della nostra epoca, si sa… è uno che non scherza. E su Pandora ci ha riportati per davvero. Con quale risultato?… il vostro affezionatissimo la pensa così.
Naturalmente, realizzare un seguito di “Avatar” rappresentava una sfida a tutti i livelli. Ed è evidente che a Cameron la sfida piace, stimola. Sfida tecnica, visiva, come stupire ancora con materiale che ci aveva già abbondantemente stupito in precedenza. Sfida narrativa, come realizzare il continuo per così dire, di una storia che sembrava aver detto tutto nella sua basilare semplicità. E vabbè che Cameron è uno che con i sequel ci ha sempre saputo fare, ma… se la prima sfida, non è che è vinta… è stravinta. La seconda sfida invece, beh…rappresenta il tallone d’Achille di tutto il grosso carrozzone, come del resto fu per il primo “Avatar”. Scendiamo nei dettagli.
Si potrebbe parlare di “La via dell’acqua” come compendio del cinema di Cameron. Inizia come “Avatar”, in versione riassunto. Si prosegue come “Titanic”, con le dovute differenze del caso, per una prima parte molto descrittiva, molto formale, in questo caso molto vicina al concetto di documentario di National Geographic, dedicato al mondo di Pandora, tutto da vedere e da esplorare. Poi diventa “Aliens”, e questa seconda parte è guerra (semicit.).
E’ fuori discussione che Cameron riesca in una vera e propria impresa, non solo tecnologica, vale a dire… la capacità di parlarci con il cuore della natura, attraverso potenti mezzi produttivi e tecnologici, in una ricostruzione artificiale. Pandora, che è la vera protagonista di “La via dell’acqua”, è un successo, una meraviglia visiva, una poesia in movimento che ben rappresenta ancora una volta la magia del cinema.
Questa volta, il focus si sposta sul mondo acquatico, un lato di Pandora che non avevamo conosciuto. Questo permette l’effetto novità, se vogliamo parlare in questi termini, di “La via dell’acqua”. Tutto questo per sottolineare quanto sia paradossale concettualmente il lavoro di Cameron, e del suo film altamente HI-TECH, che nel frattempo a livello tematico vuole imporsi come anti-tecnologico.
Veniamo adesso invece alle cose meno riuscite. Tra i tanti temi attuali e reali, che Cameron adatta al suo personalissimo mondo, avrete senz’altro notato quello dei profughi. O l’estinzione delle balene. Potremmo star qui a parlare fino alla fine dei tempi di quanto tutto sia trattato in modo superficiale e grossolano, ma sono peccatucci veniali.
Il vero problema di “La via dell’acqua” a mio giudizio, sta nei suoi personaggi. Poco interessanti, poco approfonditi, e purtroppo molto adagiati su luoghi comuni e banalità di ogni tipo. Prevedibili. Noiosi. L’unica new entry interessante è Spider. E’ un caso mi chiedo, che succeda questo in un film che rispetto al primo ha ridotto all’osso la presenza umana?… secondo me, no. Spider che tra l’altro, ci propone l’unico e solo momento di conflitto morale e drammatico, a dieci minuti dalla fine, in una pellicola che sappiamo avere una durata “monstre” superiore alla tre ore, è un qualcosa di sostenibile?… i risultati al botteghino diranno di si, e per molti aspetti è anche giusto.
Ma se ne facciamo un discorso di sceneggiatura, di storia, di narrazione… è chiaramente un no. Anche perché la seconda parte che alza i ritmi, che cerca di cambiare passo e registro, alla fine ci propone una battaglia tra un villaggio e una baleniera, che è lontana parente della guerra nel primo film, che almeno aveva un maggiore e più centrato senso del “drama”.
In conclusione
Quindi, “La via dell’acqua” è un film grande, più che un grande film… con una storia non esattamente all’altezza dei suoi enormi, aspè lo ribadisco… ENORMI valori produttivi. Stessa situazione che affliggeva il primo “Avatar”, ma data la durata e la sua natura di sequel, ancora più evidente.
Tutte cose per le quali spero, mi auguro Cameron provveda per il terzo capitolo annunciato. E in Cameron tendo ad avere fiducia. Anche perché al netto di tutte le giuste critiche, “La via dell’acqua” oh, pochi cazzi…resta comunque un filmone, uno spettacolare esempio di cinematografia moderna che sfrutta tutti i suoi mezzi e ancora una volta, a modo suo, incanta e stordisce.
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