Matrix

Matrix Resurrections: Il commento di Giuseppe Salatiello

Anno 1999: Nei cinema di tutto il mondo arriva Matrix. Il resto come si dice, è storia. E’ rivoluzione.

Le origini della Saga

Matrix riscrive, ridefinisce i confini del genere fantascienza\sci-fi, e impone uno standard relativo al concetto di effetti visivi destinato a diventare negli anni, pietra di paragone. Trama e sceneggiatura brillanti, grande equilibrio tra tutti gli aspetti narrativi e visivi.

Il successo è pazzesco. I sequel sono inevitabili. Gli allora fratelli Wachowski, prima della transizione e separazione, non se lo fanno dire due volte. Realizzano contemporaneamente, ed escono a un anno di distanza, “Matrix reloaded” e “Matrix revolutions”. Non saranno destinati a ripetere le gesta e l’impatto del primo film. Reloaded ancora ancora, è un buon film che vanta delle sequenze d’azione davvero notevoli. Ad esempio, l’inseguimento in autostrada è ancora oggi una delle scene più spettacolari che si siano viste. Revolutions, a parte qualcosa riguardo sempre l’aspetto visivo, è abbastanza un pastrocchio pseudo filosofico.

Matrix Resurrections

Anno 2021: Dopo tanto vociferare, finalmente, arriva il quarto film. “Matrix resurrections”. Negli anni, tante voci si sono diffuse, poi smentite, poi riconfermate…ed eccoci qua. Com’è andata?

Il commento

Se da una parte le aspettative, legate probabilmente più a fattori emotivi che altro, erano di fatto alte\altissime…altrettanto si può dire del timore di ritrovarsi di fronte a una porcata che alimentasse e basta, l’aspetto nostalgico della vicenda, e ci rendesse soltanto vogliosi di accendere il lettore, inserire il disco del primo “Matrix” e ‘notte a tutti. Ebbene, a visione avvenuta…il pericolo è (quasi) scongiurato. Non perché “Matrix resurrections” sia sto grande film, capace come il primo di scompaginare le carte, le convinzioni, tutto. Non lo è. Tuttavia, è un film concepito con discreta intelligenza, e autoironia.

“Matrix resurrections” specialmente nella prima parte, gioca con l’universo Matrix. E’ metanarrazione totale, talvolta ostentata, ma tutto sommato riuscita nelle intenzioni. Matrix è un concetto tanto “interno” che “esterno” alla trama principale. Le macchine giocano con l’eletto, a partire dall’incipit che ripropone la prima sequenza del “Matrix” “originale”. Il che ci dice quanto sia citazionista tutta l’operazione. Quanto voglia essere autoriflessiva. E al tempo stesso parodiare la smania tutta Hollywoodiana dei sequel, reboot. Ecco, questo magari funziona fino a un certo punto. Lo stesso “Matrix” ne è stato vittima, e lo stesso Resurrections dimostra di non sapersi staccare più di tanto da “Matrix”.

Si può dire senza timore di smentite che “Matrix resurrections” non apporta niente di nuovo alla vecchia trilogia. Ma è anche vero che non era questo, non è questo il senso di questo ultimo lavoro. Che ha come centralità il rapporto tra Neo e Trinity. Quest’ultima tra l’altro, ribalta anche i ruoli predefiniti che conoscevamo. Ecco, rispetto alla guerra tra umani e macchine, stavolta abbiamo un tentativo di rapporto profondamente umano a fare da collante, in una storia d’amore multidimensionale che scuote tutti i codici binari dell’universo conosciuto e non. Funziona?…mmm, a tratti. Come dicevo, più nella prima parte.

La seconda, cade vittima di quello che era già il tallone d’Achille di Reloaded e Revolutions. Lo spiegone. Il didascalismo incessante, opprimente, snervante. E non solo. La riproposizione del marchio di fabbrica di “Matrix”, le sequenze d’azione, il bullet time, funziona ma anche no. O almeno non sempre, e non come i precedenti. Ecco, qui era lecito attendersi qualcosa in più. La seconda parte è troppo lunga, il ritmo si abbassa dall’arrivo nella città degli umani (altro tasto dolente, chi ricorda la pessima sequenza di Zion in Reloaded mi capirà), per poi dare delle improvvise ma non sempre funzionali impennate.

Cosa manca in Matrix Resurrections?

Manca il carisma di Morpheus (comunque concettualmente sostituito in modo interessante), e dell’agente Smith originali, manca una nemesi convincente e interessante. Manca in generale la capacità di proporre sequenze d’azioni adrenaliniche senza doversi sorbire spiegazioni su spiegazioni. E il finale conferma solo una cosa…che le storie non finiscono mai, a prescindere da quanto possa essere appagante o meno il (momentaneo) finale.

In conclusione

Cosa resta di “Matrix resurrections”?…personalmente, una intima esperienza sensoriale che apre un vaso di pandora di ricordi, e suggestioni. Un piacevole e divertito primo atto estremamente devoto al fan service (ci sta). La consapevolezza che per quanto si sforzino, non si arriva all’epocale rottura di schemi del primo “Matrix”.

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