Come l’etica di Star Trek: The Next Generation sta raggiungendo i nuovi fan grazie a Star Trek: Picard.
di Jack Black, Traduzione e adattamento Gianluigi Paccagnini
Mi sono imbattuto nel Fandom di Star Trek. Come figlio degli anni ’80, ero stato maggiormente fan dell’altro franchise, quello ambientato in una galassia lontana lontana. Ho avuto un contatto accidentale e sporadico in quella decade guardando “Sfida all’ultimo sangue” (TOS 3×22) e ST4: Rotta verso la Terra nelle sale. Ma il futuro utopico di Gene Roddenberry ha catturato la mia attenzione quando ci fu un concorso sponsorizzato da Cheerios. Non avrei mai immaginato che raggiungere lo sticker di Geordi LaForge sul fondo di una scatola di cereali avrebbe cambiato la mia vita e il mio modo di pensare.
Avevo otto anni quando vidi il primo episodio di “The Next Generation“. Incuriosito dal sopracitato concorso dei cereali, riuscii a scoprire dove sarebbe andato in onda: Alle 17:00 della domenica sul canale UHF locale. Persi i primi episodi, cominciando la visione con “Codice d’onore” (TNG 1×04). Da studente della terza elementare, fu la cosa più sorprendente che avessi mai visto. Il segnale UHF non produceva un segnale qualitativamente sufficiente da permettermi una videoregistrazione, tuttavia i miei genitori mi aiutarono a registrare ogni episodio in audiocassetta. Ascoltai quei dialoghi molte altre volte in quella stagione, facendo affiorare nella mia mente avventure quali Q che offre a Riker un posto nel Continuum(“Il ritorno di Q”, TNG 1×10) o la squadra di sbarco coinvolta in uno scontro a fuoco con con “Echo Papa 607″ (“L’arsenale della libertà, TNG 1×21).

Ciò che non capivo a quell’età era che stessi ricevendo delle lezioni di moralità. Il passaggio, alla seconda stagione, dal segnale UHF a quello VHF mi permise di registrare anche il video, permettendomi di riviverli ancora e ancora. Ero diventato un vero fan di Star Trek. Avevo tutti i giocattoli, ero abbonato a entrambi i fumetti, mi trasformai in Spock per Halloween, ho partecipato alla convention annuale nella mia città, ho sviluppato una cotta per Denise Crosby e ho sofferto interminabilmente per “L’Attacco dei Borg” (TNG 3×26 Parte 1; 4×01 Parte 2). Per il mio undicesimo compleanno ricevetti un’uniforme su misura, l’apice del mio fandom preadolescenziale.
Crescendo, ho letto innumerevoli articoli sul pionierismo progressivo della Serie Classica, e ho iniziato a riconoscere le morali di “The Next Generation”. “Simbiosi” (TNG, 1×22) mi ha dato una prospettiva diversa sulla dipendenza rispetto al mio programma D.A.R.E. a scuola (Drug Abuse Resistance Education). “La misura di un uomo” (TNG 2×09) mi ha scosso facendomi comprendere le realtà della schiavitù e della disuguaglianza in America.“Sarek” (TNG 3×23) mi ha aperto gli occhi sulla devastante situazione della demenza (qualcosa a cui vorrei tornare 30 anni dopo, quando mia madre combatté contro l’Alzheimer fino alla sua morte). “J’naii” (TNG 5×17) mi ha fatto conoscere le lotte LGBTQIA nella cultura degli anni ’90.
“Il peso del comando” (TNG 6×10 Parte 1; 6×11 Parte 2) rimane fino ad oggi uno dei più potenti insegnamenti sui mali della tortura e della guerra che abbia mai incontrato. Questi e numerosi altri episodi hanno avuto un ruolo significativo nella mia formazione e nel mio modo di vedere il mondo.

Quando “Deep Space Nine” e “Voyager” andò in onda e The Next Generation arrivò sul grande schermo, la mia fedeltà a Star Trek rimase profonda. Apprezzai il fatto che le lezioni di vita e le allegorie siano continuate. In effetti, DS9 divenne (e rimane) la mia serie preferita del franchise. Forse perché ero giovane come quando mi ha portato in Trekdom, o perché era il mio rifugio sicuro dal bullismo che ho sopportato a scuola, o a causa dell’illuminazione evolutiva che mi ha portato, The Next Generation era la mia casa e i membri del cast miei amici ed eroi.
Nei 25 anni trascorsi da quando The Next Generation ha trasmesso il suo ultimo episodio televisivo “Ieri, Oggi, Domani” (TNG 7×25 Parte 1; 7×26 Parte 2), ci sono stati dei buoni Star Trek e dei “non così buoni” Star Trek. Da vero fan per la vita, ho visto tutto. Mi è piaciuta la maggior parte, qualcosa non mi è piaciuto ma ho comunque amato tutto. E la mia prospettiva sulle rappresentazioni morali presentate come “missioni continue” si è evoluta man mano che maturavo. Episodi come “Il Naufrago del Tempo” (TNG 6×04), con il suo avvertimento sull’invecchiamento e “Una Seconda Opportunità” (TNG 6×15) con il suo messaggio sul coraggio e il rischio significano per me tanto oggi quanto nella mia infanzia. Ma il più grande cambiamento nel mio fandom è dovuto al mio ruolo di padre.
Da quando è nato, a gennaio 2008, mio figlio Jonas ha visto con me vari episodi di Star Trek. Per molti anni, l’azione e l’avventura della Serie Classica, la sua controparte animata e la Realtà Alternativa della Kelvin sono stati i suoi preferiti. Il Capitano Kirk era il suo eroe (nonché costume di Halloween di terza elementare) e il “phaser” divenne uno dei suoi giocattoli preferiti. Quindi, con la visione guidata da noi genitori, Discovery divenne la sua serie preferita. Grazie alla rinascita del franchising e lo streaming online che offrono un’esperienza visiva migliore rispetto alla TV via antenna, ho visto in mio figlio un parallelo con la mia infanzia, sebbene non fosse altrettanto interessato a “The Next Generation”, perché penso lo considerasse troppo “intellettuale”.

Tutto ciò è cambiato nell’estate del 2018, quando abbiamo partecipato alla Convention di Star Trek a Las Vegas. Attraverso la raccolta di autografi e la raccolta di foto (anche grazie alla cotta per Mary Wiseman e l’eroe dell’infanzia William Shatner) ho visto riflessa nel mio ragazzo la pura gioia che Star Trek aveva portato nella mia vita. Quando tutti gli altri eventi della convention sono stati messi in pausa per un annuncio speciale nel grande teatro, lui e io abbiamo ripreso i nostri posti con ansiosa attesa.
Unendosi a migliaia di altri fan, abbiamo applaudito mentre Alex Kurtzman saliva sul palco. Jonas era particolarmente entusiasta di vederlo – il nuovo architetto dell’universo di Star Trek che aveva particolarmente abbracciato. Nessuno di noi, tuttavia, era preparato all’apparizione di Patrick Stewart e all’annuncio che Jean-Luc Picard sarebbe tornato sui nostri schermi. L’emozione provata in quella stanza era pura, mentre noi Trekkiecondividevamo collettivamente una reunion con il nostro eroe, il nostro leader, il nostro capitano; è qualcosa che non dimenticherò mai. E nemmeno Jonas.
Uscendo dal teatro, Jonas mi disse che avrebbe voluto guardare The Next Generation per prepararsi a quello che in seguito avremmo conosciuto come Star Trek: Picard . Gli ho detto che non era così incentrato sull’azione come “La Serie Classica” e “Discovery“, ma non gli importava. Aveva provato una grande emozione in quella stanza e voleva far parte di ciò che doveva arrivare. Nei mesi seguenti, ci siamo concentrati nella visione di TNG. Abbiamo iniziato, ovviamente, con gli episodi che hanno caratterizzato al meglio il Capitano Picard. Man mano che venivano rilasciati trailer e teaser per la nuova serie, ci siamo espansi per includere episodi incentrati su Datae puntate di Voyager incentrate su Sette di Nove.

Inizialmente, i suoi episodi preferiti erano quelli più ricchi di azione: “L’attacco dei Borg” (TNG 3×26 Parte 1; 4×01 Parte 2), “L’Enterprise del passato” (TNG 3×15), ecc. Ma molto presto i suoi preferiti sono diventati profondamente emotivi e filosofici. Proprio come avevo sperimentato quando avevo la sua età, stava ricevendo lezioni di moralità grazie a “Star Trek: The Next Generation”.
Jonas ritiene “Una Vita per ricordare” il suo episodio preferito. Il concetto è affascinante, ma è stato più colpito dall’importanza sociale del patrimonio familiare e dell’eredità. Scoprì in sé la profondità e il potere dell’empatia quando realizzò che Robert e René Picard di “Famiglie” (TNG 4×02) furono uccisi in un incendio in “Generazioni”.Anche solo menzionare quel momento lo fa piangere. E quell’empatia si è fatta strada nella sua vita quotidiana a casa e a scuola. È un orgoglioso difensore degli oppressi. Mentre osservava Hugh in “Io, Borg” (TNG 5×23), vide l’importanza di proteggere e difendere un individuo indipendentemente dalle percezioni passate su razza, sessualità o identità. Dichiarò dopo aver visto quell’episodio: “Tutti sono uguali! Tutti meritano il diritto di essere felici!”
Attraverso i viaggi di Data e Sette di nove, ha imparato l’importanza dell’espressione e dell’intelligenza emotiva, qualcosa in cui aveva esitato negli anni precedenti. Jonas compirà 12 anni due giorni prima della messa in onda di “Star Trek: Picard”.Mentre è all’apice dell’adolescenza, ha abbracciato la sua umanità come Data e Settehanno abbracciato la loro. In “La Nemesi”Jonas ha imparato da Data il potere e il significato del sacrificio e della lealtà.

Mentre guardavamo insieme i trailer di Picard, siamo diventati sempre più entusiasti. Non solo hanno suscitato il nostro interesse e l’amore ormai condiviso per l’equipaggio dell’Enterprise del ventiquattresimo secolo, ma anche, cosa più importante, hanno aperto discussioni tra di noi sulla nostra società del ventunesimo secolo e le sue sfide.
“Sto difendendo la Federazione. Per quello che dovrebbe rappresentare ancora!“, dice Picard in un trailer. Nel discutere quella battuta, Jonas mi ha detto: “La Federazione è pace. È inclusività. È diversità“. “The Next Generation” mi ha insegnato queste idee oltre 30 anni fa. Picard le sta insegnando alla prossima generazione. E non ne abbiamo mai avuto più bisogno che nel 2020.
fonte Startrek.com
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