Nana Visitor Saluta con una lettera René Auberjonois

Variety ha pubblicato un toccante ricordo di Nana Visitor del suo collega e amico René Auberjonois che vogliamo condividere con voi:

René è entrato nella mia vita così come ha fatto con tanti altri.Adoravo la sua interpretazione di “Benson” e così cercavo sempre di vederlo nei film e nei telefilm.Da giovane attrice ho potuto vedere di come ogni singolo centimetro del suo corpo fosse addestrato a raccontare storie, la sua voce, il suo viso, tutto si muoveva con facilità e allo stesso tempo autorevolmente.
Ed era così che volevo essere anche io.Guardavo gli altri attori durante quei primi giorni di riprese e giocavo a “accanto a chi vorresti sederti stasera a cena se ne avessi l’occasione?” e René era sempre in lista.

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Dopo aver lavorato con lui in “Deep Space 9” per sette anni fatti di lunghe giornate e nottate e poi 20 anni di Convention di Star Trek in giro per il mondo insieme a lui ho avuto la fortuna di trascorrere molte cene con lui.E come amico era persino più affascinante di quanto potessi immaginare.

Le sue storie sui lavoro che aveva svolto e sulle persone con cui aveva condiviso queste esperienze erano colme di lezioni di vita e viste sempre da un’umile prospettiva umana. Quando recitavamo insieme la mia sensazione era quella di giocare una partita a tennis con un giocatore migliore di me e lo sentivo che mi spingeva a fare di più.
Ed io volevo apportare alla scena più di quanto pensavo di avere perché non volevo sprecare il suo tempo.

Quando sono andato a trovarlo poche settimane prima della sua morte sapevamo che poteva essere l’ultima volta e mi ha fatto un regalo. Ha detto: “Nana, sei uno di quei attori che recitano con l’anima”.

Era proprio quel tipo di caratteristica che amavo in lui e che traspariva anche quando recitava con il viso completamente nascosto da una maschera di , potevi vedere la sua anima.
Con la velocità del Genio della lampada di Aladino poteva passare dalla furia alla totale autoironia, dalla dolcezza di un gattino a un pagliaccio.

Quando era stanco dopo qualcosa come 14 ore di trucco che gli impedivano di poter mangiare o bere in maniera normale poteva avere l’energia di un vulcano in procinto di esplodere per poi magari tirar fuori le foto di sua moglie Judith e dei suoi figli Tessa e Remy.

Li guardava e li guarderebbe ancora come se fosse la prima volta che li osserva in questo modo prima di girarsi verso di me e dirmi “Non sono belli?” (e lo erano) sorridendo come un bambino contento dentro la sua maschera.

Come scrisse Jon Kabat Zinn in “The Full Catastrophe“, ha vissuto l’intera esistenza senza nascondere i momenti difficili, scavando gioiosamente nel bene.Quando ha riso, è stato con ogni parte di lui, e ha riso molto.

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René aveva tanti, tanti amici e so che adesso ci mancherà tantissimo. Ci mancherà la sua padronanza nello stare davanti a un pubblico e intrattenerlo, la sua profonda empatia come quando un bambino si smarrisce davanti ad una pasticceria in quel momento esiste solo quello. Ci mancherà il suo saper essere umano e le storie che avrebbe potuto ancora raccontare.

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