ALESSANDRO ROSSI Intervista alla voce italiana di Jean-Luc Picard

Un modo assolutamente piacevole di trascorrere una giornata piovosa come quella odierna (venerdì 8 Novembre 2019) è sicuramente quello di intrattenersi con uno dei più noti doppiatori italiani.Ed in Italia, si sa, il doppiaggio è cosa molto seria. Attori come Ferruccio Amendola, Oreste Lionello, Tonino Accolla o in tempi più recenti Francesco Pannofino e Angelo Maggi hanno fatto di questa fondamentale parte di un film una vera e propria Arte. E tra i nomi citati si va a collocare Alessandro Rossi. Parlare con lui per noi italiani significa parlare, tra gli altri, con Liam Neeson, Peter Weller, Schwarzenegger e, naturalmente, con il Capitano Jean-Luc Picard di Patrick Stewart. Prima di parlare di Picard , cosa puoi dirci della tua attività di attore e doppiatore, su quali progetti stai lavorando?

Ultimamente lavoro soprattutto come direttore di doppiaggio e gli ultimi film a cui mi sono dedicato sono Motherless Brooklyn e Sorry we missed you. Come attore, l’ultimo lavoro è stato il nuovo Terminator che è nelle sale in questi giorni.

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Alessandro Rossi

 

A volte può capitare che il doppiaggio cambi il significato di ciò che viene detto in originale, i motivi per cui avviene ciò sono molteplici, questo perché si tende a preferire una migliore aderenza al labiale anche a costo di modificare il testo?

Quando un modo di dire è “intraducibile” è inevitabile ricorrere a qualche escamotage che renda comunque scorrevole il dialogo ma che comunque non “tradisca” le intenzioni dell’originale. Non si modifica mai radicalmente il testo, almeno non in ambito cinematografico. Certo nessuno tradurrebbe “break a leg” con “rompiti una gamba”, è ovvio. Ma questo non è “modificare il testo” è semplicemente tradurre correttamente da una lingua a un’altra. Quello che si fa nel doppiaggio è una traduzione a cui si aggiunge una difficoltà: il labiale. Sta al dialoghista riuscire a mantenere sempre il senso e lo stile dell’originale, rispettando nello stesso tempo il movimento labiale. È la difficoltà più grande.

Alessandro, Leggevo sul tuo sito che a tuo parere non ha molto senso parlare di scuole di doppiaggio, puoi approfondire meglio la questione? Che percorso suggeriresti a chi volesse approcciare a questo mondo.

Io parto innanzi tutto da un presupposto: il doppiaggio non è un mestiere “a sé”. Non ci sono attori che fanno il teatro, il cinema, la radio e attori che fanno il doppiaggio. Nel film originale ci sono degli attori che recitano. Per doppiarli servono necessariamente degli altri attori, bravi almeno quanto quelli che sono sullo schermo. Detto questo, è evidente che per doppiare servono attori. E un attore si forma in una sala di doppiaggio? No. Non ci sono dubbi su questo. Un attore si forma in teatro, nel cinema e poi, quando è già un attore (attenzione: quando lo è già), se vuole può anche fare del doppiaggio. In una sala di doppiaggio si può anche crescere professionalmente (vedi i tanti bambini che iniziano doppiando e poi diventano attori), questo è ovvio, ma al fondo quello che serve è e sarà sempre un attore già formato. Quindi, se si vogliono fare delle scuole, si facciano scuole per attori, non scuole di doppiaggio. Ai tanti che da anni mi chiedono perché io non insegni in qualche scuola di doppiaggio, rispondo sempre nello stesso modo: potrei insegnare solo due “materie”. Come si apre e chiude la cuffia e come si girano i fogli del copione al leggio. Il resto è essere dei buoni attori. Le scuole di doppiaggio sono sostanzialmente un grande inganno.

Il tuo attore preferito è Liam Neeson, tuttavia Patrick Stewart lo hai doppiato in sette stagioni di The Next Generation e nei 4 film successivi, c’è qualche aneddoto legato al personaggio di Picard o di Sir Patrick Stewart che puoi raccontarci?

Liam Neeson è l’attore a cui sono più legato, non ci sono dubbi. Da Schindler’s List a oggi è come se io fossi “cresciuto” con lui. Questo non toglie che io sia molto legato anche a Picard. È stato molto bello doppiarlo. trovo Patrick Stewart un attore straordinario e Picard è un personaggio interessantissimo, sempre pieno di sfumature. Non ho aneddoti particolari, se non il ricordo dei tanti colleghi straordinari con cui ho lavorato in quella serie, primo fra tutti il caro Sergio di Stefano (attore e doppiatore, tra gli altri, del William T Riker di Jonathan Frakes, purtroppo venuto a mancare il 17 Settembre del 2010, ndr)
Hai un momento di Picard, una frase o una situazione che apprezzi o ricordi in particolare?

Il momento in cui chiedeva il tè. (Earl Grey) Aveva un modo molto particolare di farlo, sempre “significativo”, di grande umanità. Non saprei proprio spiegarti il perché, ma quello mi è rimasto.

 

A sinistra Patrick Stewart, a Destra Alessandro Rossi
A sinistra Patrick Stewart, a Destra Alessandro Rossi

 

Come è cambiato l’approccio al doppiaggio di una serie televisiva degli anni ’80/’90 come The Next Generation e quelle dei giorni nostri?

Sono cambiate molte cose. All’epoca non c’erano differenze sostanziali fra il doppiaggio di un film di circuito e un episodio di una serie TV. La cura era pressoché la stessa (tranne casi particolari di film eccezionalmente curati) innanzi tutto perché i tempi non erano ancora così ridotti come lo sono adesso. E diversa era la mentalità dei direttori e degli attori. Era, appunto, una mentalità più cinematografica, se così si può dire.

Un altro aspetto che è cambiato è l’attenzione maniacale e forse a volte anche un po’ eccessiva verso la segretezza da parte delle produzioni.Cosa ne pensi al riguardo?

L’ossessione della sicurezza rasenta ormai la paranoia. Che vuoi che ne pensi? Sicuramente è necessaria, coi tempi che corrono. Ma a volte è un po’ pesante.

Anche Antonio Palazzo ha posto la sua domanda ad Alessandro Rossi :  “Ricordi il tuo primo doppiaggio? Ma soprattutto, è più difficile doppiare Shwarzenegger o Stewart?”

Non saprei dirti qual è stato il mio primo doppiaggio in assoluto. So con certezza qual è stato il mio primo doppiaggio “importante”. Rocky 4, un ragazzone biondo che interpretava la parte di un russo. E che ebbe la splendida idea di includere nelle cinque battute che diceva una minaccia ringhiata malamente: “Io ti spezzo in due”. È più facile doppiare Stewart perché è più bravo e doppiare un attore bravo è sempre un vantaggio perché dà infiniti appigli alla tua recitazione. Ma doppiare un attore bravo è molto più impegnativo. Quindi…che dire? Più difficile Schwarzy ma meno impegnativo. Più facile Stewart ma (infinitamente) più impegnativo. E più Gratificante.

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Intervista a cura di Tiziano Rea
Immagini prelevate dalla rete
Fotomontaggio By Extra Trek
 
L’intervista ad Alessandro Rossi di Extra Trek

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