Il buio in sala, gli schermi enormi per proiettare formati come il 70mm, il rumore, non sempre gradito, del vociare e dei pop-corn.
Sono finiti i trailer di pellicole in uscita, dovrebbe cominciare il film, ma in realtà parte il suono di un pianoforte, poi gli archi, e si viene catapultati in una partitura dolce e malinconica dall’incedere drammatico, ma con un senso di pace alla fine….
E’ un po’ il riassunto della trama del film stesso. Si avrebbe l’impressione che forse qualcosa non sta funzionando se sullo schermo non cominciassero a comparire dei puntini, che scorrono come se ci si stesse muovendo intorno ad essi. Non sono semplici puntini ma stelle, ed il movimento non può che essere quello della Enterprise (benché verrà mostrata solo svariati minuti più avanti).
Il tema che sentiamo è quello di Ilia (la protagonista femminile) e nel corso del film verrà ripreso più volte, per sottolineare le difficoltà del suo rapporto con Dekker, embrione del rapporto tra William Riker e Deanna Troi in TNG, ugualmente difficoltoso ma sicuramente reso meno drammatico.
Così cominciava The Motion Picture, con una colonna sonora, con assenza di immagini. L’idea di iniziare con un tema musicale, praticamente senza immagini, era una consuetudine molto in uso all’epoca dei grandi colossal hollywoodiani, recentemente ripresa da Quentin Tarantino per il suo “The Hateful Eight”.

The Motion Picture è stato raccontato in tutte le salse ed in ogni racconto ha trovato spazio il ricordo delle peripezie che la pellicola ha patito dall’inizio della produzione (quando tutto era pronto per realizzare una nuova serie televisiva e invece si optò per il lungometraggio), fino ai risultati deludenti nelle sale e fuori di esse.
La ricerca di eguagliare i risultati economici di Guerre Stellari portò ad un sonoro dispiacere e all’allontanamento del suo creatore, Gene Roddenberry, malgrado il grande livello autoriale della pellicola, diretta da un grande Robert Wise.
Tuttavia, il primo lungometraggio di Star Trek raramente viene raccontato attraverso l’aspetto forse migliore, più volte ripreso in futuro, tanto da diventarne un vero e proprio marchio di fabbrica: le musiche.

Erano gli anni delle storiche fanfare di John Williams. Non si può nominare Guerre Stellari, Indiana Jones o Superman senza che immediatamente non vengano in mente le loro classiche e riconoscibilissime musiche.
Eppure non si può dire che il lavoro di John Williams, soprattutto sul tema principale di Guerre Stellari, non sia lontano da qualche nube che ne potrebbe oscurare lo splendore (provate ad ascoltare il tema di un vecchio film del 1942 intitolato Kings Row, in italiano “Delitti Senza Castigo“) ma su cui, in virtù di un successo planetario e di una colonna sonora pressoché perfetta (tanto da vincere l’Oscar nel ’78 con lo stesso Williams candidato due volte lo stesso anno oltre che per Guerre Stellari anche per Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo), possiamo sommessamente soprassedere.
A questo trend stilistico fine anni ’70, inizio anni ’80, non si è sottratto Star Trek che ha trovato in Jerry Goldsmith il suo compositore ideale, tanto che, come accennato, le sue musiche saranno riprese, citate e riadattate, quando non da lui stesso anche da altri compositori per quasi tutti i film e gli spin-off televisivi.
Contrariamente a quel che si può pensare Jerry Goldsmith, rispetto ad un John Williams, vincitore di ben 5 premi Oscar, non ha un curriculum meno prestigioso, potendo vantare un premio Oscar e ben 18 candidature, tra cui quella ottenuta nel 1980 proprio per Star Trek – The Motion Picture.
A titolo di curiosità quell’anno l’Oscar se lo aggiudicò Georges Delerue per la colonna sonora di Una Piccola Storia D’Amore, alzi la mano chi ne ricorda qualche melodia.
Subito dopo l’incipit di cui abbiamo parlato all’inizio con l’esecuzione di tutto il Tema di Ilia, il grande amore infranto di Dekker che, oltre a preparare l’atmosfera del film, emula ed esalta egregiamente la sensazione di “viaggio” nello spazio, c’è la magnifica esplosione del tema principale reso poi ulteriormente celebre in quanto utilizzato come sigla nelle sette stagioni di The Next Generation. Tutto ciò purtroppo drasticamente rimaneggiato nelle ultime edizioni Home Video, forse per rispondere alla necessità di tentare, ancora oggi dopo 40 anni, di modificare i tempi di un film messo sotto accusa proprio per le sue lungaggini dovute ad un eccessivo filosofeggiare.

Il tema principale, dal ritmo incalzante, racchiude in se tutto l’orgoglio della Flotta Stellare e dell’istinto verso l’esplorazione “spavalda” ma pacifica dello spazio, mirata alla crescita interiore dell’essere vivente. Un baluardo della epopea Trek tanto da non essere secondo al tema, altrettanto amato dai fan, della Serie Classica, comunque presente anch’esso in The Motion Picture, sia pur in veste rivisitata.
Potremmo forse fare un parallelo ingrato in cui oggi, a fronte di produzioni che soddisfano la necessità di avere azione esasperata ad ogni inquadratura, i temi musicali realizzati dai moderni compositori, per quanto raffinati e avvincenti, stentano a lasciare il segno nella memoria collettiva.
Naturalmente ci sono musicisti di enorme levatura come Hans Zimmer, che pure ha realizzato suite assolutamente notevoli anche in campo fantasy o fantascientifico. Personalmente ho molto apprezzato la colonna sonora di Interstellar e il tema di Batman in Batman Vs Superman.
Tuttavia, ma questo è un parere personale, quindi come tale va preso, pur non disdegnando il lavoro di un Michael Giacchino o di un Jeff Russo, pur sforzandomi nel tentare, non riesco a dare ai temi attuali realizzati per Star Trek lo stesso peso emozionale che invece possiedono le colonne sonore di Goldsmith o di Bernsteino del più volte menzionato Williams.
Il problema è sostanzialmente lo stesso che, in tempi recenti, emerge dai film prodotti dai Marvel Studios, pur capaci di generare incassi incredibili al botteghino, nonostante oltretutto vantino in taluni casi nomi come Alan Silvestri, risultano essere deboli nelle colonne sonore.

Tornando a Goldsmith, se si osserva ogni film di Star Trek, compresi gli ultimi del cosiddetto Kelvinverse, si vedrà che fino a Nemesis il marchio indelebile e distinguente è quello del tema principale di The Motion Picture, pur con la superba, meravigliosa, breve parentesi di James Horner e pur con l’apporto di altri ottimi compositori, senza dimenticare la fanfara dell’incipit del tema di Alexander Courage.
Nel Kelvinverse il lavoro di Jerry Goldsmith viene invece totalmente bypassato, citando solo il tema di Courage eppure, diciamo la verità, Guerre Stellari, per l’ennesima volta l’esempio più facile (dopo 3 trilogie, oltre 42 anni, 3 cast e storie, più o meno, diverse), non ha mai pensato una sola volta di modificare il suo tema musicale portante.
Pensare di farlo su un franchise come Star Trek equivale ad assumersi parecchi inutili rischi. La musica ed in particolare QUELLA MUSICA è Star Trek. Anche per questo quel suono di flauto (che, romanticamente, dobbiamo ritenere “essere” Ressikano), ascoltabile alla fine del primo teaser dell’imminente serie “Picard“, ci ha piacevolmente allargato e riempito di calore il cuore.
Ma se pensate che Jerry Goldsmith sia approdato quasi per caso alle musiche di Star Trek, sappiate che in realtà era stato già preso in considerazione ai tempi della Serie Classica, doveva infatti essere lui a realizzare le musiche dello show televisivo e, pensate un po’, fu proprio Goldsmith che, impossibilitato da altri impegni, suggerì a Roddenberry di ingaggiare Courage.
Una curiosità a proposito del tema classico scritto da Alexander Courage: sembrerebbe che a suo tempo Gene Roddenberry pensò bene di scrivere anche un testo da adattare al tema musicale, senza però registrarlo, ma al solo fine di poter comparire come co-autore e quindi assicurarsi parte delle royalties.Infatti, a parte i vocalizzi lirici, non vi sono parti cantate (su YouTube esiste una versione cantata addirittura da Nichelle Nichols).
Inutile dire che la cosa non aiutò molto il rapporto tra Roddenberry e Courage, il quale venne successivamente di nuovo preso in considerazione da Goldsmith, con il quale curò alcune partiture e le orchestrazioni di svariati film di Star Trek, come The Motion Picture, Primo Contatto e L’Insurrezione.
In un film, ahimè, negativamente noto per la sua “lunghezza”, la musica è in effetti un momento ancor più fondamentale di quanto già non lo sia in qualsiasi pellicola, basti pensare che è la colonna sonora, il più delle volte, a dettare i tempi del montaggio e, personalmente, devo ammettere di essere rimasto un po’ deluso quando dal Tema di Ilia, passando per il tema principale, si approda alla Marcia Imperiale Klingon. Nella mente pensi subito alla Marcia Imperiale di Guerre Stellari (non perché sia simile, ma perché ugualmente iconica) così importante quanto il tema principale di Williams, tanto che non si può pensare a Darth Vader senza pensare alle prime note della Marcia.
Invece, nel caso dei Klingon abbiamo questo inno appena accennato, dalle ritmiche frenetiche, molto focalizzato sulle percussioni, che ricorda il linguaggio stesso dei Klingon ed il cui intento sembrerebbe quello di suggerire un inno di battaglia, ma che un po’ paga il confronto con le partiture ascoltate fino a quel momento.
In effetti sappiamo che la presenza Klingon in The Motion Picture è limitata ad una sola scena, per altro inserita tra quelle funzionali al solo scopo di far percepire la gravità della situazione, per cui niente di più facile che lo sforzo compositivo fosse, in qualche modo, commisurato al peso della scena stessa più che al peso dei personaggi, che comunque fino a quel momento erano stati relegati a poche sporadiche apparizioni, per altro non ben definite.

Il Kor di John Colicos, il Koloth di William Campbell e il Kang di Michael Ansara erano personaggi molto diversi tra loro, in continua evoluzione a livello proprio di specie, evoluzione poi finalmente approfondita in The Next Generation e Deep Space Nine, anche caratteriale, il Koloth dell’episodio “Animaletti Pericolosi” era ben lungi dall’essere identificabile con il D’akturak (uomo di ghiaccio) del sopranome ricordato da Dax in DS9.
Probabilmente tutti questi aspetti, non ancora pienamente sviscerati della “psiche klingon” (per dirla alla Picard), si sono in qualche modo tradotti in un tema musicale, ad ogni modo secondario rispetto agli altri e, col senno di poi, potrebbe essere un peccato, poiché i Klingon tutt’ora mancano di un tema musicale che li identifichi meritevolmente.
Con l’analisi del Tema Klingon si conclude questo viaggio nelle meravigliose musiche di Jerry Goldsmith, realizzate oltre 40 anni fa per The Motion Picture e divenute un vero e proprio simbolo, al pari di altre celebri colonne sonore.
Nel Cinema dovrebbe essere superfluo ricordare l’importanza delle Musiche, ma negli ultimi anni è divenuto sempre meno scontato, per questo auguriamoci di continuare ad ascoltare spesso il tema principale di The Motion Picture.
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